Forte Col Badin, MGGM - Progetto museologico del Museo della Grande Guerra in Montagna
Ideazione dell’esposizione, definizione del percorso tematico, raccolta dei contenuti, preparazione degli apparati didattico-scientifici e dei contenuti audio/video
Chiusaforte (UD), Italia, 2011-2012
Destinazione d’uso: museo, centro culturale per esposizioni e convegni
Cliente: Comune di Chiusaforte
Stato: completato
Il Museo offre un tassello di conoscenza a chi vorrà studiare la Grande Guerra nella prospettiva di un piccolo territorio (quello delle valli Raccolana, Dogna e Rio Freddo) dominato dalle montagne e con una presenza multietnica accentuata, dove si affrontarono soldati provenienti da regioni europee molto distanti fra loro.
I reperti raccontano una parte di questa storia: quella della condizioni materiali degli uomini, della tecnologia usata per annientarsi l’un l’altro, delle soluzioni adottate per sopravvivere alle condizioni impervie della guerra in montagna. Non c’è nessun diaframma fra il reperto esposto e il visitatore: nessuna vetrinetta o bacheca, soltanto qualche scatola trasparente per proteggere i più delicati. Sono tutti stesi su scabre griglie di “povera” rete elettrosaldata di tondini di ferro. Ogni oggetto è disponibile al tatto e si mostra come si è mostrato a chi l’ha disseppellito dal suolo. Lo sguardo attraversa gli oggetti e il loro supporto compattando i resti dei combattenti sulle murature del Forte: gli oggetti sono solidali con l’architettura e, come la memoria, abbiamo voluto che ne facessero parte.
Più difficile è comprendere e poi spiegare quale segno lasciò il conflitto su questi uomini, come abbiano potuto compiere sacrifici e sforzi al limite delle loro possibilità, come abbiano combattuto per ideali che spesso li lasciarono delusi.
Per narrare paura, esaltazione, rassegnazione, eroismo, amor patrio, desiderio di sopravvivere abbiamo inserito nel percorso poesie e ricordi scritti nelle diverse lingue di chi si affrontò su questo fronte.
Abbiamo poi rappresentato, tramite ritratti fotografici, alcuni dei milioni di soldati coinvolti in questo evento. Quando osserverete queste foto, ricordate che a differenza di oggi (dove l’istantanea scattata col cellulare e mandata ad amici e conoscenti è una testimonianza di “vita vera” in “tempo reale”) la fotografia nella Prima Guerra Mondiale ebbe spesso fini strategici, tattici, documentari, propagandistici.
Infine, abbiamo narrato anche la “vita” del territorio: fotografie e carte geografiche ci mostrano le profonde modificazioni, alcune temporanee, altre permanenti, subite da queste valli – e ci ricordano che poco più di 100 anni fa molte delle zone oggi abitualmente frequentate erano ancora “fuori dalla storia”.



